Perché siamo aperti dal 1926?
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1963 – “Dove tutto si rinnova, quasi soltanto la bottega del libraio resta tradizionale. Vi fanno eccezione le librerie che appartengono alle grandi Case Editrici, le quali se ne servono per la pubblicità, senza badare al loro effettivo rendimento. La merce che il bravo libraio vende non ha un valore materiale, ma ha un valore spirituale: è pensiero, è parola, è cultura. Egli è uno strumento di civiltà. Il libraio appartiene più alla cultura che al commercio, e ha bisogno egli stesso d’una sua formazione culturale. Il libraio è il più signore dei commercianti, con la capacità d’impegnare un’ora del suo tempo di lavoro a discutere col cliente di cultura e d’arte, di costume e di religione, senza poi ‘vendergli nulla’. Non si vive di solo pane, e povero quel libraio che nella sua professione cercasse soltanto il ‘pane’. Potrebbe cambiare mestiere, con assai maggior vantaggio di se stesso e del pubblico.”
da “Il mio mestiere di libraio” di Athos Carrara (1963)